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I SINTI A PIACENZA
La cooperativa L’Arco da anni svolge su appalto del Comune alcuni servizi educativi per la popolazione sinta residente a Piacenza. Una comunità di circa 150 persone, alcune in casa e altre in 2 regolari campi sosta comunali: cittadini italiani a tutti gli effetti, presenti sul nostro territorio da qualche centinaia di anni, dove hanno fatto per qualche tempo vita itinerante nella zona tra Emilia e Lombardia e che ormai da qualche decennio vivono stabilmente nella nostra città.
Li chiamiamo dunque “nomadi”, ma non lo sono.
Attualmente L’Arco ha 2 progetti educativi rivolti alla comunità sinta: un progetto di mediazione scolastica per i bambini residenti al campo sosta e un progetto di accompagnamento e tutoring familiare per i nuclei maggiormente in difficoltà.
Le operatrici lavorano prevalentemente in un ufficio del Comune (l’Ufficio Integrazione Minoranze Etniche o UIME), al campo sosta e nelle case degli utenti.

I FATTI
Recentemente le cronache cittadine hanno parlato di una protesta che avrebbe coinvolto i sinti del campo sosta e che sarebbe consistita nello “sciopero” della frequenza scolastica e del centro educativo, fino alla chiusura dei cancelli d’ingresso al campo con la conseguente impossibilità per le nostre operatrici di entrare a svolgere il loro servizio.
Certo a prima vista non sembrerebbe una storia di successi educativi e di progresso, eppure i giornali hanno taciuto il secondo capitolo della vicenda e il suo “lieto fine”.
Lo “sciopero” era nato in seguito a un montante malcontento maturato nel corso dei mesi precedenti relativamente alle tentate trattative con il Comune per le utenze elettriche insolute e per annunciati lavori di ristrutturazione al campo (ancora non realizzati).
I residenti del campo lamentavano il mancato ascolto delle loro istanze e l’assenza di un loro coinvolgimento in quanto diretti interessati nella decisione delle modalità di pagamento per l’erogazione del servizio elettrico, per la progettazione degli interventi di ristrutturazione e, più in generale, per la destinazione dei fondi destinati al campo.

LA SOLUZIONE
L’UIME e L’Arco hanno incessantemente cercato un dialogo con gli abitanti del campo, offrendo loro ascolto e sostenendoli nella declinazione più corretta della loro protesta.
In seguito al tempo dedicato dagli operatori nella mediazione la frequenza scolastica è ripresa, il centro educativo ha riaperto e la Federazione Sinti e Rom Insieme si è fatta portavoce delle istanze del campo, organizzando anche una manifestazione autorizzata in piazza Duomo il 9 dicembre.
L’equipe de L’Arco ha riflettuto sulla vicenda e ha ritenuto che il rientro della protesta e la ripresa del servizio dovesse essere oggetto di una riflessione condivisa con gli utenti, affinché non risultasse essere una semplice alzata di testa presto dimenticata e priva di conseguenze, nonché per chiarire il ruolo de L’Arco rispetto al Comune.
È stata organizzata – per la prima volta nella storia del servizio – una riunione con tutti i genitori dei minori del campo al centro educativo, tenuta dal coordinatore del servizio e dalle 2 operatrici.
Le famiglie hanno partecipato in buon numero e con entusiasmo: erano contente di tanta attenzione e di poter avere uno spazio e un tempo per esprimere la loro opinione.
In seguito alla riunione il servizio non è continuato “come se niente fosse successo”, ma ha ripreso con una maggiore incisività educativa in quanto più agganciato alle famiglie, che hanno ora più chiaro lo specifico ruolo educativo dei servizi erogati dalla cooperativa, del tutto slegato da questioni politiche ed economiche di competenza del Comune, sanno di trovare ne L’Arco un ascolto attento alle loro esigenze e, infine, hanno forse meglio afferrato il senso della scolarizzazione dei loro figli.
L’equipe sente di aver colto un’opportunità di sviluppo del proprio progetto, rovesciato la valenza negativa della protesta in una positiva occasione di confronto, chiarificazione e crescita delle capacità di partecipazione democratica degli abitanti del campo e nella loro consapevolezza rispetto ai doveri genitoriali e ai diritti dei loro figli.