da Libertà, 05/10/14
Pienone di pubblico all’evento promosso dai commercianti che rilanciano: «E’ solo l’inizio». E tra i residenti un commento diffuso: «Qui si vive bene, c’è chi ha interesse a drammatizzare».
«Per l’aperitivo avevamo un buffet da paura, ce l’hanno divorato in dieci minuti». In una battuta Mariuccia Trenchi ha descritto come meglio non si può il successo di “Matti da galera“, la festa del Quartiere Roma organizzata dai commercianti della zona con il sostegno delle associazioni di residenti. Lo raccontava dal bancone del suo bar, “Ma Maison”, mentre ancora, con il suo staff («Tutto di donne», rivendicava con una punta di orgoglio) era presa d’assalto dalle ordinazioni dei clienti.
La serata era nel clou. E i commenti che si registravano tra tutti i negozianti che hanno tenuto aperto andavano nella stessa direzione. «Tutto molto bene, sta rispondendo non solo il quartiere, ma Piacenza in generale», si accodava Giovanni Bruschi della Luppoleria di via Alberoni, anche lui indaffaratissimo a smistare le comande dei clienti che in gran numero hanno fatto tappa nel locale di fronte ai giardini Merluzzo.
E’ filato tutto liscio, se si toglie qualche momento di tensione tra avventori dal gomito un po’ troppo alto. Tanto che Bruschi, uno dei più impegnati nel gruppo degli organizzatori, si dice certo che la festa che ieri sera ha avuto il suo battesimo – con prosecuzione per l’intera giornata di oggi – non resterà un fatto isolato: «Assolutamente no, faremo una verifica tra di noi, ma la volontà è di avere un seguito», ha anticipato dando conferma di quanto altri suoi colleghi lasciavano intendere e cioè che si pensa a una cadenza mensile di “matti da galera”.
«Il quartiere va vissuto in un altro modo e iniziative come questa ne sono la dimostrazione», osservava Stefano Sandalo, di Kaprasquare, il centro di aggregazione giovanile di via Capra che nel tardo pomeriggio ha aperto la festa con musiche afro e cibo etnico. A Kaprasquare l’attività di animazione della cooperativa L’Arco è un punto di riferimento educativo per ragazzi dai 15 ai 21 anni. Ieri erano tutti lì, con i loro colori e i loro suoni dal sapore lontano. Mangiavano, ascoltavano la musica, ballavano, si sfidavano al calciobalilla trasferito per l’occasione sul marciapiede.
Già, perché la chiusura delle strade alle auto, unita ai favori del meteo, è stata una delle chiavi del successo della manifestazione. Un piacere vedere via Roma riempita di tavolini, sedie, gazebo e percorsa unicamente da bici e pedoni: famiglie con bambini, coppie di giovani e di anziani, gruppi di teenagers con la pelle scura, le All Star ai piedi e i berretti da basaball e piacentini doc in ciabatte che in quelle strade abitano da una vita. Un mix tra il quartiere latino e la sagra paesana. La misura precisa di quello che non è più e di quello che è diventato sotto l’inesorabile incedere della storia.
Ne ragionavano due anziani residenti di via Pozzo ospiti di Sandra, parrucchiera nigeriana che il suo negozio di acconciature, fresco di inaugurazione, tra via Roma e via Pozzo, lo ha trasformato per l’occasione in uno dei punti più sfrenati della movida di “matti da galera”. Tra un bicchiere di prosecco e uno spiedino di rigorosa ricetta africana, Eugenio Dallavalle e Antonio Massari convenivano che l’immagine che viene data del quartiere è fuorviante. Non che manchino le difficoltà di coabitazione tra persone di provenienze tanto diverse: «Ma io, che spesso esco la sera per andare a prendere mia moglie che esce tardi dal lavoro, non ho mai visto le scene di degrado con cui questa zona viene regolarmente dipinta», si sfogava Eugenio, 75 anni, ex funzionario dell’ufficio del lavoro: «Certo, i problemi in molti casi sono creati dall’abuso di alcol, ma accadeva così anche 50 anni fa con i piacentini che uscivano dalle osterie. Il guaio è che non si ha memoria del passato e anche che c’è un interesse di alcune parti politiche a drammatizzare le situazioni in tema di sicurezza».
Gustavo Roccella